
Premette il tasto ‘enter’.
Sentì un click.
Disse addio a ‘IL’, il clone che il suo amato F, il più famoso Social Network, aveva messo a disposizione degli utenti, per un prezzo irrisorio.
La promozione era chiara. ‘Noi sappiamo tutto di te. Eccoti IL, il tuo clone: farà tutto quello che fai tu, come lo fai tu. Così avrai più tempo, tutto il tempo del mondo, per fare quello che ti piace davvero. ‘
Lo aveva comprato e la sua prima occupazione fu di vedere cosa faceva in sua vece. Scriveva post, faceva reel, metteva le foto che creava, tutto come faceva lui. Anzi meglio. Le foto erano migliori, i testi più poetici, le luci più brillanti.
Poi si accorse che anche i suoi amici su F cominciarono a postare meglio, a fare foto migliori, a creare reel più efficaci. E poi IL era un fulmine nei like e nei commenti. Nulla da dire, funzionava alla grande.
E lui aveva tempo, tutto il tempo del mondo, come diceva la pubblicità.
Tempo per guardare IL, il suo clone, che viveva in Rete al posto suo. Non riusciva a staccare gli occhi dallo schermo. IL aveva idee brillanti, proprio come quelle che aveva lui. Scriveva testi illuminati, proprio come faceva lui. Faceva selfie e foto fantastiche, proprio come quelle che faceva lui.
Che bravo schiavo che aveva, a soli due euro al mese.
Siccome la pubblicità diceva che aveva tutto il tempo del mondo, ne approfittò. Era giunto il momento di andare in spiaggia a fare il bagno. Era estate, niente scuola, e nessun debito formativo. Tutto bene, aveva fatto tutto bene. Mentre IL popolava F di storie e fotografie come e meglio di lui, se ne poteva andare a mare.
Prese il tram.
E la vide.
E da quel momento, proprio da quell’istante, nulla fu come prima.
Cominciò con un nodo alla gola.
Provò cosa succedeva a distrarsi. Guardò fuori dal finestrino, ma una presenza enorme, rossa, calda, dal potere gravitazionale devastante lo costringeva a tornare a guardarla. E ogni volta che il centro del suo sguardo si avvicinava a lei il sangue bruciava come alcool nelle vene.
Il suo compagno di banco Augusto, che gli stava accanto, se ne accorse. Disse: ‘lascia perdere, non è nemmeno tanto bella’. Lui lo guardò strabuzzando gli occhi. Non era nemmeno tanto bella? Era m a g n i f i c a!
Con sorpresa, si accorse che il suo cervello stava cambiando. Augusto era diventato un cretinotto, per non dire peggio. Gli voleva bene, certo, ma sempre cretinotto era. Poi iniziò ad avere poteri soprannaturali: sul tram c’erano solo Piero e lei. Persino il controllore era sparito.
Tornò come per caso a guardarla, per una frazione di secondo. Lei alzò gli occhi dal cellulare e in quell’istante i suoi occhioni neri collimarono con i suoi.
Sentì che il cervello si squagliava. Stava svenendo?
Lei era seduta e guardava il cellulare, cliccando qui e là sullo schermo col suo pollice sinistro dalla vistosa unghia finta color crema. Indossava una bianca maglietta corta che lasciava vedere l’ombelico e un paio di jeans tagliati a forbice poco sotto l’inguine. Aveva accavallato le gambe abbronzate mostrando le infradito color malva. Capelli neri, occhi neri. Naso? Piero non lo vedeva, si era perso sulle labbra, leggermente aperte.
Lei si chiamava Rosa, ma Piero non lo sapeva. Stava andando al mare, anche lei. Ma in effetti non era lì sul tram, era dentro la pagina del Social Network. La Rosa seduta nel tram non era veramente Rosa, era il suo puro inconscio. Non lei ma la bambina di sei anni che era in lei stava seduta nel tram. Rosa era nella sua pagina F, o nel suo profilo W, a vedere che succedeva nel mondo intorno a lei. Forse avvertiva per istinto animale che vicino a lei si stava scatenando una tempesta ormonale e cerebrale, ma la bambina Rosa non ci fece molto caso, succedeva sempre, ovunque andasse.
Il Tram arrivò rapidamente in spiaggia. Augusto e Piero scesero, stesero i teli sulla sabbia rovente e fecero il bagno. Ma Augusto si annoiava. Così prese il cellulare e guardava le notifiche, mentre Piero, accanto a lui, tentava disperatamente di arrivare al profilo di quella ragazza. Dovette lottare per un po’ con IL, ma poi il clone gli diede una mano: trentadue minuti dopo Piero scoprì che si chiamava Rosa Tanzia, aveva 15 anni e frequentava il Liceo Linguistico.
Aveva un numero impressionante di amici. E postava selfie come se piovessero: truccata, senza trucco, con e senza ciglia finte, con le amiche, senza amiche, in spiaggia, a scuola, alle feste, ad ogni passo. Ce n’erano persino due che aveva fatto proprio quella mattina, sul tram, mentre Piero era distante non più di quattro metri. Piero si squagliò: il loro primo incontro. Beh, lui lo sapeva che non era proprio un incontro, ma era il momento in cui lui si era perso. Certo, sapeva di non essere sulla foto, ma sapeva anche che era poco più in là; avrebbe potuto scattarla lui.
IL ci mise due ore a prendere il sopravvento. Non aveva dati su cosa facesse il ‘Piero Innamorato’, così inventò. Cominciò a postare foto di tramonti, di due che si tenevano per mano in spiaggia, scene di aperitivi e baci rubati. Tutte fotografie realizzate dall’IA con Piero come protagonista. Si stava preparando al grande balzo. Due giorni dopo sulla sua pagina di F comparve un messaggio: ‘Piero, sono IL, credo sia necessario chiedere l’amicizia a Rosa.’
Piero non capì. Ma la scritta restava. ‘Amicizia?’ pensava ‘ma se non sa nemmeno che esisto!’ Lo scrisse e premette invio. E IL rispose: ‘Lo so, ma continuando così non vi incontrerete mai. Io ti conosco, so cosa vuoi, fammi provare, ma ho bisogno del tuo assenso’.
Piero ci pensò su. Ne sapeva più di lui in quelle situazioni? Certamente si, chissà quanti amici di Rosa erano innamorati.
Cliccò enter e IL si scatenò.
Purtroppo due giorni dopo Rosa scrisse su F che non si sarebbe mai messa con uno che si chiamava Piero. E una tenda nera di dolore scese sul suo sguardo. IL, il clone, continuava imperterrito coi tramonti. Ricevette dodici richieste di amicizia da altrettanti cloni di pagine di ragazze carine che andavano al Linguistico, ma nulla poteva sollevare quel drappeggio nero di puro dolore fisico che attanagliava Piero, quello vero.
Così aprì la pagina di Impostazioni, scrollò fino a ‘clone’, selezionò ‘IL’ e uccise lo schiavo.
1.7.2025