
Universo 2025
Mi chiedo ‘perchè la fotografia?’ Ho scritto racconti, romanzi, ho scritto post sul web, ho dipinto parole per trasformarle in immagini. E poi sono atterrato sulla fotografia, vecchia passione mai sopita.
Perchè?
Forse una risposta alla domanda ‘perchè’ si trova in quest’immagine.
L’ho selezionata, insieme ad altre, per l’ipotesi di partecipazione ad un concorso di fotografia in Bianco e Nero. Avrei voluto sceglierla per inviarla, ma poi ho desistito. Il perchè è chiaro se si guarda a pieno schermo: non è ‘impeccabile’.
Cosa c’è che non va?
La confusione derivante dalle minuscole imperfezioni delle superfici che dovrebbero essere pulite, liftate, intonse, perfette come solo in Paradiso potrebbero essere.
Le ho viste mentre scattavo?
Oh, certo, ne ero ben consapevole. Forse l’ho scattata proprio per questo: è così.
C’erano soluzioni alternative?
Certo.
Avrei potuto munirmi di scopa e paletta e pulire le intere superfici dalla polvere, dallo sporco, dalla sabbia. Oppure, in alternativa, passare qualche ora a ripulire l’immagine come si fa con la pelle imperfetta (eppure verace) delle modelle nella pubblicità delle creme antietà. Oppure entrambe le cose, perchè la scopa non fa miracoli.
Ecco, appunto: miracolo. Ma questa ‘è’ la cosa che vedevo nel mirino: molto meno che perfetta.
E’ un miracolo del Mondo, ma non un Miracolo come inteso dagli umani.
Da sempre sono un convinto assertore che la perfezione è l’ideale degli imbecilli: un essere umano intelligente non può pensare di essere Dio e di ambire ad un mondo ‘perfetto’. E poi, perfetto per chi, o per cosa? Gli esseri umani sono imperfetti, in un mondo imperfetto che ambisce ad elevarsi, e la Torre di Babele, com’è noto, non è una valida soluzione.
Eppure, oltre lo ‘sporco reale’ rimane il gioco di curve, di angoli, le fughe e le circolarità, i sassi e la sabbia, il cemento e la terra, i sassi e i gradini.
Mi ricordava Sengai e il suo ‘Universo’.

Li ‘vedevo’, ho amato tutto ciò, perchè ‘così è’.
Ecco perchè ho scattato, e credo che sia una delle mie migliori fotografie.
Ma non posso mandarla ad un concorso. Da quelle parti vogliono solo immagini ‘impeccabili’, oniriche, scattate in Paradiso oppure con ore di postproduzione, in cui tutto è come dovrebbe essere ma non è mai così.
Mi sono messo alla prova. Mi sono detto che non lo facevo appunto perchè mi annoiava troppo mettermi a cancellare ogni traccia di imperfezione dall’immagine. Ho scatenato il senso di colpa, la paura dell’accusa di superficialità, l’accusa del Censore che addita il creativo scansafatiche. Mi sono seriamente accusato di Ponziopilatismo.
Ho aspettato due giorni, ma non ho aperto Photoshop. Mi veniva la nausea al solo pensare di impostare l’immagine in visione al 100% e cominciare a ripulirla dallo sporco che c’era, e c’era davvero, per spostare ciò che avevo visto in un’immagine onirica da Paradiso.
Forse non sarà da concorso. Forse sarà approssimativa. Forse non è ‘pulita’ e non c’è cielo in essa. Forse è davvero imperfetta.
Ma così è. Anch'io, così sono.
Con le grandi superfici, il pilastro, le curve, i sassi. E si, anche lo sporco e la polvere. Chi ce l’ha portato?
Il Mare, il Vento, le Scarpe degli uomini.
Tutto è, o è stato, magari sarà.
Forse proprio questa è anche la risposta al ‘perchè faccio fotografia’: il mondo è così e io lo vedo così. Magari sottolineo alcuni aspetti dentro un’immagine, valorizzo alcune visioni rispetto ad altre, per questo comunque, come ogni storia, ogni immagine non è mai davvero ‘reale’, è sempre un fake. Ma togliere lo sporco e la sabbia tra le figure geometriche è troppo, non sarebbe quello che ho visto, e il Mondo non è mai un Paradiso. É sempre una meraviglia straordinaria, proprio perchè non è mai una sola IDEA, ma tante e tutte meravigliose. La sabbia, lo sporco, fa parte di quell’immagine, di quella ‘visione’. Toglierle significherebbe plastificare il tutto, come farebbe un’AI. E un fotografo umano non è AI.